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«Io voglio vedere come stà», replicò l’uomo.
«No, no, promettimelo» ripetè l’altra.
«Fa la sua volontà» disse piano una terza voce, anche di donna.
«Sì, sì, lo prometto», rispose l’uomo. «Presto, andate, egli torna già in sè.»
Intesi un fruscìo di abiti ed apersi gli occhi. Un uomo sulla sessantina, di piacevole aspetto, si chinò verso di me, con l’espressione della benevolenza e nei suoi lineamenti si scorgeva l’inquietudine. Egli mi era affatto estraneo. Mi appoggiai sul gomito e guardai intorno. La stanza era vuota. Per quanto sapessi, non ero mai stato in quella camera. Guardai nuovamente l’uomo che sorrideva domandandomi:
«Come vi sentite?»
«Dove sono?» dimandai a mia volta:
«In casa mia», fu la risposta.
«Ma, come vi sono venuto?»
«Ne parleremo, quando sarete rinforzato. Intanto vi prego di essere tranquillo, siete in casa d’amici e in buone mani. E ora come vi sentite?»
«Un po’ stanco», dissi, «ma credo di star bene. Vorreste esser tanto cortese di dirmi come va che io fruisco della vostra ospitalità? che mi è accaduto? come venni qui? mi coricai però in casa mia».
«Ci sarà tempo di spiegar tutto», rispose il mio ospite sconosciuto, sorridendo benignamente.
«È meglio aspettare che stiate bene per discorrere di ciò. Abbiate la bontà di prendere un sorso di questa bevanda; essa vi farà bene. Io sono medico».
Respinsi il bicchiere e mi misi a sedere sul letto, però ciò mi costò qualche fatica che la mia testa era stranamente confusa.
«Insisto per sapere, prima d’ogni altra cosa, ove sono e che cosa mi avete fatto», dissi.
«Mio caro signore», rispose il dottore. «vi prego di non agitarvi. Preferirei che non insisteste a chieder spiegazioni, per ora, però se volete proprio così, proverò di soddisfarvi, a condizione che beviate questo cordiale, vi rinforzerà».
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