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malgrado le circostanze assai diverse, mi sentii estremamente accasciato nella prima domenica che passai nel 20° secolo.
Eppure non era senza un motivo che mi sentiva così; non era l’indefinita malinconia di cui ho parlato, ma un sentimento giustificabile, cagionato dalla mia situazione. Il signor Barton nel suo sermone, colla costante allusione al profondo abisso morale esistente fra il secolo al quale appartenevo e quello in cui mi trovavo, aveva scosso fortemente il sentimento del mio abbandono. Pensandoci bene, egli aveva parlato filosoficamente; però le sue parole dovevano persuadermi che io, quale rappresentante di un’epoca aborrita, ispiravo a coloro che mi circondavano la compassione mista a curiosità e ripugnanza.
L’amorevolezza insolita colla quale mi trattavano il dottor Leete e la sua famiglia e specialmente la bontà d’Editta, mi avevano impedito di comprendere il loro vero sentimento a mio riguardo, che doveva essere quello della generazione intera alla quale essi appartenevano.
Il pensiero di ciò era affannoso, pure lo avrei potuto sopportare per quanto si riferiva al dottor Leete e alla sua gentile moglie; ma la persuasione che Editta dividesse lo stesso sentimento mi affliggeva oltre misura.
L’effetto accasciante prodotto su me da questa tardiva manifestazione di un fatto evidente, pose in chiaro a’ miei occhi una circostanza, che il lettore probabilmente ha già indovinato — io amavo Editta.
E non vi è da meravigliarsi. L’occasione che favorì il principio della nostra intimità fu quando le sue mani mi trassero dal vortice della pazzia. Il fatto che l’interesse ch’essa mi dimostrava, era il soffio vitale che mi sosteneva in questa nuova vita e mi rendeva possibile il sopportarla, e la mia abitudine di considerarla come l’intermediario fra me e il mondo che mi circondava, erano le circostanze che avevano già prima deciso il risultato, che la sua ammirabile amabilità personale solo doveva giustificare. Era inevitabile che essa mi apparisse, come è solitamente il caso degli innamorati, quale una donna unica nel mondo.
Ora, che ad un tratto mi rendeva conto delle folli speranze