Pagina:Bellamy - L'avvenire, 1891.djvu/164

162

nostri antenati avessero fondato una società in cui gli uomini fossero vissuti concordi, senza lotte nè invidia, senza violenza nè avidità; in cui ognuno avesse potuto seguire la propria vocazione, senza bisogno di lavorare più che non lo permettesse la salute, se non fosse più stato necessario di pensare al domani e che gli uomini non avessero dovuto curarsi maggiormente del loro sostentamento, che non l’albero che riceve il nutrimento da sorgenti inesauribili; se, dico, essi avessero potuto crearsi uno stato simile, sarebbe parso loro un paradiso. Lo avrebbero paragonato nella loro mente, al cielo, e non avrebbero immaginato che vi fosse al di là nulla di meglio.

Ma come la pensiamo noi che siamo giunti all’altezza da loro contemplata? Abbiamo già dimenticato, a meno che un’occasione speciale non ce lo rammenti, che vi fu un tempo in cui le cose stavano diversamente. Dobbiamo fare uno sforzo d’immaginazione per figurarci le situazioni sociali dei nostri antenati; le troviamo non naturali, la soluzione del problema del sostentamento non ci appare come la soluzione dell’edifizio; ma come il primo gradino che conduce al progresso dell’umanità.

Ci siamo soltanto liberati da un tormento pazzo ed inutile che impediva ai nostri avi di raggiungere il vero scopo dell’esistenza; siamo semplicemente preparati per la gara, nulla più. Somigliamo ad un bambino che abbia appena imparato a star ritto e cominci a camminare; è una gran cosa il primo passo per un bimbo, forse egli pensa allora che non ha più nulla da raggiungere; ma in capo ad un anno, ha già dimenticato che vi fu un tempo in cui non camminava; il suo orizzonte si estese, quando stette ritto, e più ancora quando egli fu in caso di muoversi da sè. Ed infatti, il suo primo passo, fu un grande avvenimento, ma come principio, non come fine; con esso cominciava la sua carriera.

La liberazione dell’umanità, al secolo scorso, dall’annientamento morale e materiale, derivante dal lavoro per i bisogni fisici, può essere considerata come una seconda nascita, senza la quale la vera introduzione nell’esistenza, che era soltanto un fardello, sarebbe rimasta sempre ingiustificata. Da allora l’umanità è entrata in una nuova fase di sviluppo spirituale, di uno sviluppo