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o per un giorno: nè io, nè essa presentivamo che questa dovesse essere più che una separazione abituale.

Per un fidanzato, era forse presto per lasciare la mia promessa sposa, ma ciò non deve far dubitare del mio amore. Quantunque in perfetta salute, soffrivo d’insonnia, e in quel giorno ero completamente estenuato, perchè da due notti non dormivo affatto. Editta lo sapeva ed aveva insistito perchè io andassi a casa alle nove e mi coricassi subito.

La casa che io abitava, era passata per tre generazioni nelle mani della famiglia di cui io ero l’unico discendente in linea diretta.

Era un grande ed antico edifizio in legno, dall’interno abbastanza elegante; ma la situazione n’era spiacevole in causa della vicinanza di caserme e di fabbriche. Non potevo pensare di condurre in questa casa una giovane sposa e sopratutto abituata come lo era Editta Bartlett. Era mia intenzione di venderla ed intanto non me ne servivo che per dormirvi, poichè prendevo i miei pasti al club. Un servitore, un fedele moro chiamato Saverio, abitava con me e mi serviva.

Temevo di non poter fare a meno d’una comodità speciale di quella casa quando avrei dovuto lasciarla: cioè la mia stanza da letto, ch’io avevo fatto costruire sotto le fondamenta. Nella città con quel continuo rumore notturno, non avrei potuto dormire, se avessi occupato una camera dei piani superiori. In questo appartamento sotterraneo non penetrava il minimo rumore. Quando vi ero entrato e ne chiudevo l’uscio, mi circondava un silenzio sepolcrale; e per impedire che l’umidità penetrasse, i muri erano ricoperti d’un cemento idraulico molto spesso ed egualmente riparato era il suolo. Per assicurarmi contro il fuoco e contro i ladri, la volta era ricoperta di lastre di pietra e la porta esterna era in ferro rivestita d’amianto. Un piccolo tubo in comunicazione con una ruota girante sul tetto stabiliva la ventilazione.

Si poteva credere che l’abitatore d’una simile camera dovesse certamente dormire, ma io malgrado tutto ciò, dormivo raramente due notti di seguito. Vi ero talmente abituato che la perdita del