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«Credete di aver dimenticato?»
«Niente affatto: mi ricordo di tutto quanto ha relazione con la mia vita trascorsa; ma senza provarne alcun sentimento vivace; mi ricordo chiaramente di tutto, come fosse ieri, le mie impressioni però sono talmente deboli che mi sembra che i miei sensi siano invecchiati di cent’anni. Forse tutto ciò si spiega benissimo: l’effetto prodotto da un cambiamento in quanto ci circonda, somiglia a quello di un tempo lontano; ci pare che il passato stia ad una gran distanza. Quando mi destai, la mia vita antecedente mi parve datare dal giorno prima, ora invece che mi son famigliarizzato con tutti i maravigliosi cambiamenti operatisi nel mondo, rendendomene conto, mi sembra cosa facile il persuadermi che ho dormito un secolo. Potete figurarvi una cosa simile: vivere cent’anni in quattro giorni? Mi sembra proprio che sia così e quest’esperienza mi fa parere assai lontana ed impossibile la mia vita passata. Potete voi comprendere come sia ciò?»
«Lo comprendo,» rispose Editta pensosa, «e credo che dobbiamo tutti essere lieti di ciò, chè così vi saranno risparmiati molti dolori».
«Immaginate,» dissi, sforzandomi di spiegarle la stranezza del mio stato mentale, «immaginate che un uomo sappia dopo molti anni, una mezza vita, di aver subito una perdita; credo che i suoi sentimenti somiglieranno ai miei. Se penso ai miei antichi amici ed al dispiacere a loro cagionato dalla mia scomparsa, sento per loro una seria pietà, piuttosto che un vero dolore, come se si trattasse di un lutto molto lontano».
«Non ci avete ancora detto niente dei vostri amici,» disse Editta, «ne lasciaste molti a piangere la vostra morte?»
«Non avevo, grazie al cielo, che pochi parenti, soltanto alcuni nipoti,» replicai. «Ma v’era una persona, che non mi era parente, ma io l’amava più che qualsiasi altro congiunto; si chiamava come voi e doveva fra breve divenir mia moglie».
«Oh poveretta!» sospirò Editta, «quanto deve aver sofferto!»
La profonda compassione dimostratami da quella cara fanciulla, fece vibrare una corda nel mio cuore, e i miei occhi si empirono