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422 DEL DISORDINE E DE’ RIMEDII

scrupolosamente porvi i primi rotti per sino de’ denari, acciò in essa la sola verità avesse luogo, non il mio privato arbitrio; sebbene allorchè si trattasse di pubblicarla come legge, converrebbe forse in alcune monete discostarsi qualche poco dalla estrema esattezza in grazia del comodo conteggio. Vedi tav. IV.

Conservo presso di me tutti i calcoli fatti per la costruzione di queste mie quattro tavole, e mi farò piacere di persuadere colla dimostrazione chiunque dubitasse della verità dei risultati, nè sapesse da se medesimo dalla prima tavola contenente i fatti, esaminare le conseguenze che formano le altre tre.

Confesso che sarebbe ottimo provvedimento il rifondere la moneta di rame, ed aggiungere ai soldi quei sei ventesimi che mancano per ogni lira; allora corrisponderebbe la lira a due quindicesimi appunto di filippo; ma se mancasse il fondo per questa pubblica beneficenza,

    il filippo o la doppia di Milano per campione. Oltre l’abituazione del popolo, altre ragioni ini hanno determinato alla scelta del gigliato a lire quindici. Li dieci soldi che si aggiungono alle quattordici e mezzo (prezzo presente del gigliato secondo la tariffa) scemano di più del tre per cento la sproporzione fra la moneta di rame e la stabile. La lira, che è la misura comune delle pubbliche e private ragioni, non soffre in questa maniera quelle sensibili alterazioni che producono l’incertezza e i litigi ne’ contratti.

    È inutile l’avvertire che i prezzi di questa tariffa suppongono le monete nè tosate nè calanti. Quando un gran numero di queste s’introduce in uno stato, si dovrebbe a proporzione del calo scemare il prezzo.