Pagina:Beccaria - Opere, Milano, 1821 II.djvu/406

406 DEL DISORDINE E DE’ RIMEDII

Questo accrescimento di valore, non appoggiato alla quantità intrinseca del metallo, ci farebbe ricadere in quei disordini di sproporzione che i due primi teoremi insegnano di evitare; la confusione rientrerebbe a poco a poco nell’antico suo dominio, e si verrebbe di nuovo a fare un cambio di sostanza con apparenza; di reale con immaginario 1.

Lo stesso ragionamento ci prova che le monete raffinate non devono valutarsi più dell’altre

    comme marchandise, que quand elle tient lieu de monnoie, c’est-a-dire qu’une seule et même chose employée pour se mesurer elle même fût plus ou moins grande n’étant que mesurée que n’étant que mesurante” Puffendorf, Droit de la nature et des gens, liv. 5, ch. 1, § 16.

  1. La comune opinione degli uomini, e quello che è più, l’autorità d’alcuni rispettabili scrittori non è in mio favore. Fra questi ultimi pare da annoverarsi il conte Carli, al quale come Italiano debbo tutta la gratitudine per l'onore che co’ suoi scritti ha fatto alla comune nostra patria, e come scrittore di monete debbo la venerazione che l’amore del merito inspira verso i maestri dell’arte. Sembra dunque esso appigliarsi alla opinione contraria nel T. 2, pag. 409 Delle monete ec. In questo unico punto oso io discostarmi da questo grand’uomo. Le ragioni addotte mi paiono convincenti; adattando poi le teorie universali al caso presente, delle monete provinciali ormai non se ne vede più alcuna fra di noi; se dessimo loro un valore superiore all’intrinseco, rientrerebbero con tanto profitto de’ rivali e discapito nostro, quanto sarebbe il valore arbitrario accresciuto. Quanto il sistema monetario è più semplice, tanto è più atto a far muovere la gran macchina del commercio, nella quale, come in tutte le altre, la moltiplicità degli ingegni e delle ruote rende men comodo l’uso e più breve la durata.