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402 | DEL DISORDINE E DE’ RIMEDII |
in argento, o l’argento in oro, qualunque sia la forma o l’impronto delle monete, io dia sempre un’oncia d’oro puro per quattordici once d’argento puro 1, e viceversa. Lo provo.
Se una nazione valuterà loro più del giusto: per esempio, un grano di oro quindici grani d’argento e non quattordici, allora gli altri popoli commercianti manderanno ivi tutto l’oro, ne estrarranno in contracambio l’argento, e l’incauta nazione perderà per ogni grano d’oro un grano d’argento, vale a dire la quindicesima parte del valore dell’argento che verrà estratto; ed un editto che regolasse in questa guisa le monete, sarebbe lo stesso che un bando delle monete d’argento, e un comando ai sudditi di donare alle nazioni estere 71 grani di argento fino per ogni gigliato di grani settantuno d’oro fino, cioè più della settima parte di un filippo, cioè più di venti soldi per ogni gigliato, il che equivale a più del 7 per % 2.
- ↑ “Nel determinare il pregio dell’oro e dell’argento.... ciascheduna delle genti è per legge dell’interesse proprio tenuta a comprendervi e contarvi, non quella porzione sola che ne possiede, ma tutta quella intera massa che sa trovarsene dentro l'universale circolo del commercio”. Locke, Saggio sopra il giusto pregio delle cose, Part. I, sez. 1, § 5.
- ↑ “Comme toute société a des besoins exterieurs, dont les metàux sont les signes ou les équivalens, il est clair que celle dont nous parlons payera ses besoins exterieurs relativement plus cher que les autres sociétés, enfin qu’elle ne pourra acheter autant de choses au-dehors. Si elle vend, il est également évident qu’elle recevra de la chose vendue une valeur moindre qu'elle n’en avait dans l’opinion des autres