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DELLE MONETE 397


Il valore è una quantità, che misura la stima che fanno gli uomini delle cose 1.

    necessitatem temporum ac rerum utilibus inutilia permutabat, quando plerumque evenit ut quod alteri superest, alteri desit: sed quia nec semper, nec facile concurrebat, ut cum tu haberes quod ego desiderarem, invicem haberem quod tu accipere velles, electa materia est, cujus publica ac perpetua aestimatio difficultatibus permutationum aequalitate quantitatis subveniret, quae materia forma publica percussa usum dominiumque non tam ex substantia praebet quam ex quantitate, nec ultra merx utrumque, sed alterum pretium vocatur. Paullus leg. 1. ff. de contrah. Empt. Se questa filosofica analisi di Paolo non fosse caduta sotto gli occhi dei Peripatetici glosatori, i quali nella parola electa materia e forma publica credettero di vedere le loro misteriose forme sostanziali, e interpretarono colle formole del gius civile le parole publica et perpetua aestimatio, trascurando il gius pubblico, non avremmo veduto l’errore dettar tanti regolamenti di monete. Chiaramente spiegossi il gran giureconsulto Paolo nella leg. 63. in princip. ff. ad L. Falcid., che pretia rerum non ex effectu neque ex utilitate singulorum, sed communiter funguntur. Ma tale è la condizione di tutte le società degli uomini, che le scienze, le arti, la legislazione, il commercio e la prosperità si dieno la mano, e che gli errori partiti dalla bocca de’ pedanti dilatinsi a segno di infestare la legislazione e la gloria di una nazione.

  1. Un matematico direbbe che il valore di una merce è in ragione composta dell’inversa della somma delle merci medesime, del numero de’ possessori, della diretta de’ concorrenti, del tributo corrispondente, della mano di opera e dell’importanza del trasporto; cosicché adoperando le lettere iniziali di questi elementi sarà , e dividendo la massa dell’oro e dell argento in parti proporzionali a , ed