(tacendo intorno ad un centro, in cui gravitavano i tributi della terra, la voce imperiosa del bisogno) circondato da’ popoli barbari o avviliti, mancava di quello stimolo che nasce dal paragone con nazioni emule e più felici. Ma la miseria e la schiavitù riaccese in tutti i cuori la disperazione ed il coraggio. Cadde interamente l’impero d’Occidente mietuto e lacerato da’ popoli settentrionali. Tutte le arti ed ogni sorta d’industria restano sepolte: solo in Italia si conserva fra quel popolo attivo ed inquieto una navigazione ed un commercio. L’antico spirito repubblicano cova sotto le ceneri del Romano impero. Rompe l’Italia a poco a poco parte delle sue catene postele da un popolo feroce, ma ignorante. Sorge dalle paludi dell’Adriatico la libertà e l’industria Veneta; Genova, Pisa, Firenze si combattono, ma conservano a confronto di tutta Europa il dominio del mare e la superiorità delle manifatture. Le flotte italiane per mezzo di Alessandria fanno sole il commercio di Levante, e le nazioni europee consegnano all’Italia tutte le materie prime, che sola sapeva lavorarle; mentre quelle, scissa
e lacerata pel governo feudale ogni attività di amministrazione, gemevano sotto un dispotismo tanto più desolatore quanto più debole e moltiplicato. Le navigazioni degli Italiani verso il Nord fanno delle Fiandre un deposito di commercio. L’esempio domestico risveglia i Fiammenghi, e li rende i secondi manifattori dell’Europa. Le facilità accordate dai Conti di Fiandra ai negozianti
animano quella nazione; le medesime tolte la deprimono. Altre nazioni approfittano