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prolusione 383

lo stagno. Frattanto la Grecia fiorisce per la libertà e per le invenzioni le più sublimi dello spirito umano; ma squarciata in repubbliche gelose e divise continuamente, fuorchè nel difendere contro a’ Barbari la propria indipendenza, sembra non aver fatto del commercio la prima occupazione fra la democratica turbolenza e la Spartana e disdegnosa severità di militari costumi.

I Focei, colonia d’Atene, fondano Marsiglia, emula costante di Cartagine, mentre Roma da oscuri principii si eleva; ma si eleva ambiziosa e conquistatrice, profitta dell’alleanza delle repubbliche emule di Cartagine per distruggerla, e distrutta rende le alleate a poco a poco soggette e tributarie: politica da Roma in ogni tempo conservata.

Prima di quest’epoca Alessandro aveva fondato un nuovo impero. Al suo genio conquistatore si apre l’Egitto incomunicabile e l’India antichissima: i mari di questa sentono il peso di straniere flotte. Alessandria, secondo emporio di due commerci d’Oriente e d’Occidente, si edifica. Dura fino sotto i Tolomei una tale opulenza. Ma Roma alla fine passa col ferro trionfatore su tutti i monumenti dell’antica industria, ingoia tutte le ricchezze: e i tributi immensi di tante provincie formano la sola economia pubblica del Romano impero. La traslazione di questo a Bisanzio fatta da Costantino, epoca feconda di tante conseguenze, stabilì intorno all’Ellesponto una grande fermentazione di affari politici ed economici; ma la mole immensa dell’impero, la maestà d’un popolo conquistatore