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DEL BECCARIA lxvii

che vivono tutt’ora. Siccome uomo che formava da se i propri pensamenti fu tenace della sua opinione. L’immaginazione fervida che si mostra in tutti i suoi scritti, e che padroneggiava il suo animo, gli fruttava talora disgusti, e facea perfino che la sua filosofia, come dice il barone Custodi1, fosse talora in contraddizione colle sue azioni, e che quest’uomo tanto superiore ai pregiudizi del volgo fosse timidissimo nella solitudine. Egli soleva allegare per iscusa che le forze della natura non sono bastantemente conosciute, e che quindi v’ha sempre pericolo di rimaner vittima d’alcun suo fenomeno. Questo è un bell’esempio delle morali contraddizioni, e serve a provarci quanto ad un tempo stesso ed in uno stesso individuo possa essere grande ed inferma l’umana mente. La figura poi del Beccaria si risentiva di quell’inerzia che con rara unione trovavasi in lui accompagnata da sì grande vigore di cuore e di fantasia.

I Milanesi contemporanei del Beccaria si mostrarono forse indifferenti al merito d’un tanto cittadino. Ma egli dovette ben consolarsi di ciò

    ovvero che hanno diffusamente parlato di lui. La piccola biblioteca ha da un lato il busto dell’uomo di cui contiene gli scritti, e dall’altra un’analoga iscrizione scolpita in marmo. Lo stesso marchese Giulio Beccaria ha fatto, non ha guari, coniare una medaglia, la quale da un lato ha la testa dell’immortale suo padre, e dall’altro il giorno della nascita e quello della morte di lui.

  1. Vita del Beccaria fra quella dei 60 illustri Italiani, § xiii.