Pagina:Beccaria - Opere, Milano, 1821.djvu/64

lviii VITA

abbia in tutto il corso del suo libro sempre avuta innanzi agli occhi la massima che la morale, la politica, le belle arti, che sono le scienze del buono, dell’utile e del bello, derivano tutte da una sola scienza primitiva, cioè dalla scienza dell’uomo; per lo che quando ei prende ad esaminare le diverse parti che compongono lo stile, discende sempre nei recessi del cuore umano, onde rinvenire la ragione delle varie sensazioni che producono sopra di noi le idee espresse con parole. A dimostrare il legame che il Beccaria seppe ravvisare fra le scienze che paiono le più distanti, basti rammemorare quanto leggesi nel capo IV che ha per titolo: Dei contrasti. Dopo d’avere in quel luogo dimostrato che per iscolpire nella mente dell’uditore qualunque cosa o qualunque sensazione, chi scrive deve scegliere il principio, il mezzo ed il fine dell’oggetto che cade sotto il dominio dello stile, siccome le epoche più interessanti onde ottenere lo scopo proposto; e dopo di avere osservato che questo è appunto il metodo col quale s’indagano i fenomeni naturali, così conchiude: “Ciò che dunque viene dai grandi filosofi suggerito per iscoprire gli andamenti occulti e continui della natura, deve imitarsi nelle belle arti, che altro non sono che richiami od accozzamenti artificiosi delle apparenze dei medesimi.”

Il metodo propostosi dal N. A. non gli permetteva sicuramente che l’opera riescisse facile e piana, giacchè l’analisi conducendo il lettore per lungo cammino, obbliga l’attenzione di lui a rimanere in continua azione. È da confessare