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Le lezioni che il Beccaria tenne nel 1769 non furono stampate se non nel 1804 dal barone Pietro Custodi nella collezione degli Scrittori Classici italiani d’economia politica, e formano i tomi xi e xii di quella stimabile Raccolta. Esse diedero chiaramente a vedere siccome, fra tutti gli Italiani, i Milanesi abbiano fatti fare alle scienze economiche i più grandi progressi, giacchè, toltone il napolitano Genovesi, non v’ha nelle altre provincie della nostra penisola alcun autore che possa gareggiare in questa parte col Beccaria e coll’amico e compagno di lui il conte Pietro Verri.

Mentre che il Beccaria era occupato nell’insegnare la pubblica economia, rivolgeasi pure a meditare intorno allo stile, il qual oggetto sembrerebbe a prima giunta affatto discosto dallo studio della filosofia professata dal N. A. Il modo però col quale egli fecesi a considerare questa materia ben dimostra con quanto accorgimento e profondità sapesse rinvenire il punto di contatto che hanno fra di loro le diverse parti dello scibile umano. Di già nel frammento sullo Stile inserito nel Caffè, di cui facemmo parola superiormente, il Beccaria avea poste le basi dei principii filosofici ch’egli si riserbava di svolgere su questo proposito. Avendo poi egli veduto che in quei cenni erasi meritato il gradimento delle persone dotte, spinse innanzi le sue meditazioni, e giunse a comporre il libro al quale diede per titolo: Ricerche intorno alla natura dello Stile.

In questo scritto il Beccaria non si prefisse qià di esaminare lo Stile nel modo con cui