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DEL BECCARIA | lv |
mettere in bella luce i servigi renduti dal N. A. all’economia politica, e gli diede la lode d'avere insegnato sei anni prima della pubblicazione della grand'opera di Adamo Smith, che la ricchezza delle nazioni consisteva nella massima quantità di travaglio utile1. Lo stesso Bignami riprende il sig. Carlo Ganilh perchè nel suo Trattato dei sistemi abbia annoverato il N. A. fra gli economisti puri o siano fisiocratici, cioè tra coloro che ripetevano dalla sola terra ogni produzione di ricchezza. Per verità la massima prediletta dagli economisti, la quale allora dominava comunemente, mostrasi anche nelle Lezioni del Beccaria, ma egli non ne ricavò conseguenze così ristrette come fecero i seguaci di quella setta, e specialmente i Francesi. Che che ne sia di ciò, il sig. Gio. Battista Say, autore del più bel trattato d’economia politica che ora si conosca, afferma che il Beccaria analizzò pel primo le vere funzioni dei capitali produttivi2, e che avanti d'aver contezza dei libri dello Smith, osservò che la separazione dei lavori è favorevole alla moltiplicazione delle produzioni3, la quale massima divenne tanto feconda nelle mani del filosofo scozzese.
- ↑ El. d’econ. pub., part. I., § 13.
- ↑ Traité d’économie politique. Introduction, pag. xlv. Paris, chez Renouard, 1814
- ↑ L. c., tom. 1, pag. 62. V. Becc., El. d’econ, pub., par. I, § 9.
Discorso inaugurale letto nella grand’aula dell’università di Padova dal cav. Angelo Bignami. Milano, dalla Stamperia Reale, 1811.