politica, e come collo studio e coll’osservazione avesse saputo dar ragione dei fenomeni tutti che formano l’oggetto di questa scienza. Essa usciva appena allora dalle fasce, ed in Italia non v’era stato per anco alcuno il quale ne avesse trattato con metodica esattezza, tranne Antonio Genovesi, che il Beccaria chiamava il fondatore dell’economia politica in Italia, ma a cui però le circostanze dei tempi e dei luoghi soventi fiate impedirono di compiutamente esaminare le diverse materie. Le Lezioni del Beccaria, o, se così si vogliono chiamare, gli Elementi d’economia pubblica, sono distesi con bellissimo e limpido ordine: le cose vi sono svolte ed esposte con una chiarezza la quale non sempre si ravvisa nel libro Dei Delitti e delle Pene, di cui però di tanto in tanto conservano la vibratezza e la forza. Parecchi pensamenti intorno alle materie economiche vi si rinvengono, i quali danno a divedere tutto il vigore dell’ingegno di questo illustre Italiano, ed ai quali tanto più si deve por mente, quanto che vennero annunciati dalla cattedra cinquant’anni fa. Alcune materie vi sono trattate con tale compiutezza, per cui gli Elementi d’economia pubblica non temono in varie parti il confronto di parecchi libri moderni anche de’ più riputati, a malgrado dei grandiosi progressi che ha fatto nei nostri tempi questa scienza. Di ciò ognuno potrà convincersi, leggendo quanto scrisse il N. A. intorno alla popolazione ed alle cagioni le quali la diminuiscono od accrescono: intorno ai mezzi con cui si rinvigoriscono le arti, e finalmente la teorica della Moneta,