Antonio Greppi, e quindi nell’autunno del medesimo anno avea poscia domandato allo stesso se il Beccaria sarebbe stato disposto ad andare a stabilirsi nella capitale dell’impero Russo, offerendo al medesimo un impiego adattato al suo ingegno1. Il N. A., a cui Greppi comunicò la cosa, appena restituito in patria ne informò il conte di Firmian, com’era suo dovere, e questi ne fece parte al gran cancelliere di corte e stato conte di Kaunitz-Rittberg, la cui memoria sarà sempre onorata per la bella maniera colla quale diresse gli affari della monarchia Austriaca sotto il regno di Maria Teresa. Quell’illuminato ministro, chiedendo con sua lettera del 27 aprile 17672 conto del N. A. al plenipotenziario della Lombardia, così si esprime. «Supposto che si verifichino in esso, o almeno prevalgano in lui le buone qualità, sarebbe desiderabile di non perdere nel paese un uomo non solamente fornito di sapere, ma che, per quanto appare dal suo libro, sembra assai avvezzo a pensare, massimamente nella penuria in cui siamo d’uomini
- ↑ Lettera inedita di P. Verri al fratello, del 13 novembre 1766.
- ↑ Troppo onore fanno al ministro gli squarci seguenti, e troppo chiaramente dimostrano la premura ch’egli avea pel ben essere del nostro stato, perchè non vengano da noi riportati. Essi furono pubblicati per la prima volta nel 1804 nella Vita di Beccaria premessa alle sue Opere economiche dal barone Custodi, il quale afferma averli tratti egli stesso dalle carte originali che stavano nell’archivio allora nazionale di Milano.