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xxxviii VITA

spazio di tempo, riuscì succosa, ordinata e convincente; e quantunque si trattasse di rispondere ad un libro scritto con mal animo e zeppo d’insulti, ella fu comunemente riputata piena di moderazione, e che facesse onore alla morale dell’autore, come si espresse il conte di Firmian nel riferire la cosa all’imperiale corte di Vienna1.

Anche in Lombardia non mancava fuor di dubbio chi volentieri avrebbe destata sul capo del N. A. una tempesta; giacchè quantunque sulle prime il libro fosse stato tenuto artatamente lungi da Milano, come si è detto, più non era dubbio che l’autore non ne fosse il marchese Beccaria. Egli nondimeno si professò debitore d’avere conservata la propria tranquillità all’illuminato ministro, di cui facemmo menzione or ora, il quale prese sotto la sua protezione e lo scrittore e lo scritto2.

Dopo di quanto si è detto di sopra, non converrebbe nemmeno far parola dei dubbi che alcuno volle spargere intorno all’essere Beccaria

  1. Custodi, Vita di Beccaria nelle Vite e ritratti di 60 illustri Italiani. Padova, pel Bettoni, 1812.
  2. Traité des Délits etc., pag. 1. Quale opinione poi avesse quel dotto uomo di stato intorno al libro del N. A. si ricava dal seguente squarcio d’un suo inedito biglietto dato in Milano sotto il giorno 3 febbraio 1765. “J’ai lu, l’automne passé, le livre des Dèlits et des Peines: ce qu’on y dit de la question m’a beaucoup plu: ma vanité en était flattée par ce que mon sentiment a été toujours de méme sur ce point. Le livre me paroit écrit avec beaucoup d’amour de l’humanité et beaucoup d’imagination.”