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DEL BECCARIA xxxv

alle proprie leggi, della quale ella non diede altro esempio se non coi Dialoghi di Focione dell’abate Mably. «Invitò quindi col mezzo dei pubblici fogli lo scrittore di quel libro a farsi conoscere, e ad aggradire un segno di stima dovuto ad un cittadino che osa alzare la sua voce in favore dell’umanità contro i pregiudizi più radicati1

Questo è appunto il vero scopo della filosofia. Il libro di Beccaria aveva troppo ben meritato della medesima, perchè Voltaire, il quale credeasi il filosofo per eccellenza, non dovesse occuparsene. Egli si propose adunque di dichiararne le massime, ed ampliarne quindi la cognizione con un comento, il quale venne in fatti dato da lui alle stampe. Ciò nulla meno le materie trattate dal N. A. erano soverchiamente serie ed astruse, perchè un comento scritto alla maniera con cui Voltaire volea persuadere quanto divisava, fosse corrispondente all’opera cementata. Lo stile facile ed arguto, le bizzarre storielle, i sali frizzanti di cui abbonda ogni volume del Luciano francese non bastano a far obbliare che quelle note sono scritte con poca profondità. Ciò non ostante esse dimostrano di quanta fama godesse un’opera, alla quale non disdegnava di fare un comento colui che d’unanime consenso veniva riputato il primo scrittore dell’Europa.

Noi abbiamo finora parlato degli onori i quali vennero tributati al libro Dei Delitti e

  1. Gazette littéraire, 1.er octobre 1765.