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xxviii VITA

critica la rigida condanna fatta dal N. A. dello spirito di famiglia, e crede di mostrare che le virtù domestiche non sono sempre mediocri, siccome questi asserisce. Lo stesso autore appunta il Beccaria perchè non facesse alcuna eccezione alloraquando scagliossi contro dell’oziosità. Il solo avere, quantunque di sfuggita, messo in dubbio la necessità della proprietà, pare al Lally che possa formare un grave capo d’accusa. A noi però non tocca il far da censore, e solo rammentiamo che il Beccaria non avea ancora veduto nel fatto quali malvage conseguenze si possano ricavare talvolta da massime astratte che si pongono soltanto in campo per ambizione filosofica Inoltre chi non vorrà far grazia di un qualche neo, quando pur vi sia, ad un libro che contiene tante belle verità, e che tanto è benemerito del genere umano?

V’ebbe eziandio chi accusò d’oscurità alcuni passi del libro Dei Delitti e delle Pene, ma se osserviamo le materie trattate nella maggior parte dei luoghi ove altri credette di ravvisare quel difetto, possiamo accorgerci che l’oscurità fu per lo più volontaria. Morellet istesso nella sua prima lettera a Beccaria così si esprimeva. «Le vostre idee sono alcuna volta tanto alte che il lettore le perde di vista: altre volte l’espressione è sottile, e rimota a bella posta, onde non dar motivo di censura agli uomini pregiudicati. Altrove finalmente l’oscurità è un difetto. Io dico senza scrupolo e senza inquietudine il mio giudizio ad un