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xxiv | VITA |
per avventura il più bello scritto di Beccaria che trovisi nel Caffè è il Frammento sullo stile. Esso contiene parecchie idee affatto nuove sul suo soggetto, e certamente è interessante il disegno di trovare le ragioni dello stile nell’intima natura dell’uomo. Beccaria in quell’articolo prometteva un’opera più grande intorno allo stesso argomento; e siccome di fatto la pubblicò, così ci riserviamo a parlare de’ suoi pensamenti intorno a questa materia alloraquando ragioneremo dell’opera medesima. Solo qui notiamo che quel frammento venne tosto tradotto in francese e stampato in Parigi nel tomo ottavo della Gazzetta letteraria che pubblicavasi al Louvre, e che a quei tempi passava per uno de’ migliori giornali della Francia.
Mentre era di già cominciata la pubblicazione del Caffè; si stampava l’opera del Beccaria, la quale doveva procacciargli un nome ristretto solamente dai confini del mondo incivilito: io parlo del libro Dei Delitti e delle Pene.
In quale miserando stato si trovasse in quel tempo la criminale giurisprudenza tanto in Italia quanto presso altre nazioni, lo dimostrano i volumi degli oramai divenuti oscuri prammatici che servivano d’invariabile norma nei giudizi.
L’abuso della tortura, l’incertezza degli indizi e delle prove, la crudeltà e la sproporzione delle pene, l’irregolarità nel processo erano gravissimi mali che trassero origine dai secoli di squallore e di barbarie in cui rimase involta l’intiera Europa. Non poteva quindi la filosofia far a meno d’invocare un cangiamento totale in ciò che ha tanta influenza sui costumi; sulla