dei nostri sentimenti; riboccanti di osservazioni eccellenti e finissime su i risultati di una lunga
esperienza, non s’internano ad indagarne i pricipii motori. Un’eccellente Poetica sarebbe quella che insegnasse a risvegliare in se stesso l’indolente ed indeterminata sensibilità, che facesse scorrere lo spirito osservatore su tutte le cagioni che gli produssero piacere o dolore. Uomo forse non v’è che tolto alla uniforme ed abituale serie d’azioni a cui la maggior parte è destinata, e che incallito non sia dall’età e dalla facile consuetudine, il quale non acquisti tutt’i germi, benchè non isviluppati, del grande e del bello. Sono le osservazioni sopra le interne operazioni dello spirito, non sulle esterne manifestazioni di esso, che formano le vere istituzioni. Mio scopo non è di dare i precetti tutti dell’eloquenza e della poesia, ma soltanto di fermarmi principalmente intorno alla parte di queste due belle arti emulatrice dell’invenzione, e perpetuatrice delle più grandi ed importanti verità, cioè l’espressione, ossia lo stile. Se i miei sforzi non riusciranno, in parlando dello stile, a spandere una luce nuova su tal materia, serviranno almeno a scuotere le menti italiane, e a dirigere la fervida loro inquietudine a tentare di scoprire quel secreto che i gran maestri ci hanno celato. Io parlo solamente a quegli animi pronti e penetranti che sanno ripiegarsi in se medesimi a sentir profondamente, ed a quegl’ingegni arditi e liberi che si formano una scienza de’ loro pensieri e non degli scritti altrui. Amo che le mie ricerche, qualunque esse siano, diventino proprie e sostanziali del