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che l’esame non si riduca ad una specie di calcolo secco e disadorno, che non prende la sua forza che da se medesimo, non dalle cose accessorie, colle quali non si debbe interrompere, e diletta più per la sua evidente precisione e nuda grandezza, che per gli ornamenti che non farebbero altro effetto che di allargare ed allontanar di troppo quelle idee le quali, perchè ne dipende tutto il risultato, vogliono essere strette ed unite, e senza interposizioni enunciate. Vero è che io avrei potuto, con esempi opportuni ed opportunamente collocati, correggere e rendere più sensibile la troppo metafisica analisi che qui si contiene. Ma ciò ho fatto in vari luoghi, se non l’ho fatto dappertutto, dov’era acconcio e forse necessario: io non ho avuto tempo, per le occupazioni che il mio dovere m’ingiungeva, di architettare simmetricamente e nel miglior modo queste mie Ricerche; ma sono stato costretto di abbandonarmi a quell’ordine ed a quella non interrotta serie di pensieri che mi forniva la natura della ricerca che io facevo più per rinvenire il vero, che per pretendere che questo medesimo ordine fosse il più opportuno alla maggior parte de miei leggitori. Ho dunque posto quegli esempi che naturalmente mi si sono presentati, trascurando la troppo lunga fatica di cercar gli altri che potessero mancare. La natura di questo scritto dimostra chiaramente che io non lo destino che a quelli che non sono affatto digiuni di buona filosofia, e che sono avvezzi a seguitar con qualche costanza e con qualche attività una non breve serie