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e le leggi del buongusto, leggi così invariabili, come lo possa essere l’umana natura; il ben sapere, cioè il ben sentire le quali, è la più prossima e la più sicura disposizione alla perfetta esecuzione di quelle. Io non voglio qui adottare la troppo facile e troppo comune maniera di tessere un lungo catalogo di autori, e dei loro sentimenti ed opinioni intorno all’oggetto di cui si tratta in quest’opera. Le copiose e comode compilazioni, le quali oggi abbondano in ogni parte, mi avrebbero facilmente messo in istato di aggravare la pazienza de’ miei leggitori con un immenso corredo di citazioni, confrontando i passi paralleli, confutando laboriosamente le opinioni diverse, discutendo con microscopica diligenza tutte le minime differenze di tutte queste opinioni e sentenze: ma io rinuncio volentieri alla gloria di dotto e di erudito, per isforzarmi di ottener quella, più invidiosa e più tarda, di accrescere il numero de’ ragionamenti precisi ed adequati nelle materie che interessano o l’utilità o l’innocente felicità degli uomini; e di far ciò senza noia, rapidamente e con un discreto numero di pagine. Ho voluto dunque soltanto far menzione de’ sullodati filosofi, al coro de’ quali può aggiungersi l’immortale autore dello Spirito delle Leggi per il suo Frammento sul Gusto; perchè tutti questi autori si sono non solamente avvicinati ai principii da me posti intorno alla natura dello Stile, ma anche talora hanno detto quasi l’equivalente: ma quelli che sono esercitati in questa sorte di meditazioni e di ricerche, sapranno distinguere ciò