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e delle pene 101

§ XXXV.

Del Suicidio e dei Fuorusciti.

Il suicidio è un delitto che sembra non potere ammettere una pena propriamente detta; poichè ella non può cadere che o sugl’innocenti, o su di un corpo freddo ed insensibile. Se questa non fa alcuna impressione sui viventi, come non lo farebbe lo sferzare una statua, quella è ingiusta e tirannica, perchè la libertà politica degli uomini suppone necessariamente che le pene sieno meramente personali. Gli uomini amano troppo la vita, e tutto ciò che li circonda li conferma in questo amore. La seducente imagine del piacere, e la speranza, dolcissimo inganno de’ mortali, per cui trangugiano a gran sorsi il male misto in poche stille di contento, gli alletta troppo, perchè temer si debba che la necessaria impunità di un tal delitto abbia qualche influenza sugli uomini. Chi teme il dolore ubbidisce alle leggi; ma la morte ne estingue nel corpo tutte le sorgenti. Qual dunque sarà il motivo che tratterrà la mano disperata del suicida?

Chiunque si uccide fa minor male alla società, che colui che n’esce per sempre dai confini; perchè quegli vi lascia tutta la sua sostanza, ma questi trasporta se stesso con parte del suo avere. Anzi se la forza della società consiste nel numero de’ cittadini, col sottrarre se stesso, e darsi ad una vicina nazione, fa un doppio danno di quello che lo faccia chi