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viii VITA

rettorica, persuaso essendo della massima che non puossi ben conoscere l’arte del disporre le idee e gli argomenti, se prima non si è imparata la maniera con cui quelle si svolgono e questi si formano. Acquistò per conseguenza somma cognizione delle belle lettere, del che, oltre a ciò che puossi ricavare dalle sue opere, lasciarono più larga testimonianza gli amici coi quali passò i suoi anni giovanili. Applicossi poscia con assai profitto alle matematiche, dallo studio delle quali apprese il modo di trasferire nelle discipline speculative quel metodo serrato e convincente che è tutto proprio delle scienze esatte.

Era giunto il Beccaria all’età dei ventidue anni, alloraquando il libro delle Lettere Persiane fece ad un tratto nascere in lui l’inclinazione alle cose filosofiche, rinfrancata poscia dalla lettura delle Opere di Elvezio e di Buffon. È agevole l’immaginarsi quale impressione dovessero produrre su di un’anima fervida e perspicace le nuove ed ardite dottrine che stanno in que’ volumi, avvivate, come sono, da uno stile incantatore. Da questo punto il N. A. diessi tutto alla lettura dei filosofi moderni e specialmente dei francesi, la cui fama era salita in que’ giorni al più alto grado. Tali circostanze dei primi studi del Beccaria noi le conosciamo da alcune lettere del medesimo indirizzate all’Abate Morellet, e che videro la luce per la prima volta nell’anno 17971.

  1. Traité des Délits et des Peines par Beccaria,