rende nulla ed inefficace la deposizione di un reo già condannato. Egli è morto civilmente, dicono gravemente i peripatetici giureconsulti, e un morto non è capace di alcuna azione. Per sostenere questa vana metafora molte vittime si sono sacrificate, e bene spesso si è disputato con seria riflessione se la verità dovesse cedere alle formule giudiziali. Purchè le deposizioni di un reo condannato non arrivino ad un segno che fermino il corso della giustizia, perchè non dovrassi concedere, anche dopo la condanna, e all’estrema miseria del reo, e agl’interessi della verità, uno spazio congruo, talchè adducendo egli cose nuove che cangino la natura del fatto, possa giustificar se, od’altrui, con un nuovo giudizio? Le formalità e le cerimonie sono necessarie nell’amministrazione della giustizia; si perchè niente lasciano all’arbitrio dell’amministratore; sì perchè danno idea al popolo di un giudizio non tumultuario ed interessato, ma stabile e regolare;