sulle leggi, che considerano tutti i sudditi come egualmente dipendenti da esse. Si deve supporre che gli uomini, che hanno rinunziato al loro naturale dispotismo, abbiano detto: “Chi sarà più industrioso, abbia maggiori onori, e la fama di lui risplenda ne’ suoi successori: ma chi è più felice o più onorato, speri di più, ma non tema meno degli altri di violare quei patti, coi quali è sopra gli altri sollevato”. Egli è vero che tali decreti non emanarono in una dieta del genere umano, ma esistono negl'immobili rapporti delle cose; non distruggono quei vantaggi che si suppongono prodotti dalla nobiltà, e ne impediscono gl'inconvenienti; rendono formidabili le leggi, chiudendo ogni strada alla impunità. A chi dicesse, che la medesima pena data al nobile ed al plebeo, non è realmente la stessa per la diversità della educazione, per l'infamia che spandesi su di una illustre famiglia: risponderei che la sensibilità del reo