quella virtù che è stata talvolta per un sovrano il supplimento di tutti i doveri del trono, dovrebbe esser esclusa in una perfetta legislazione, in cui le pene fossero dolci, ed il metodo di giudicare regolare e spedito. Questa verità sembrerà dura a chi vive nel disordine del sistema criminale, dove il perdono e le grazie sono necessarie in proporzione dell’assurdità delle leggi, e dell’atrocità della condanne. Questa è la più bella prerogativa del trono, questo è il più desiderabile attributo della sovranità: e questa è la tacita disapprovazione, che i benefici dispensatori della pubblica felicità danno ad un codice, che, con tutte le imperfezioni, ha in suo favore il pregiudizio de’ secoli, il voluminoso ed imponente corredo d’infiniti commentatori, il grave apparato dell’eterne formalità, e l’adesione de’ più insinuanti e meno temuti semidotti. Ma si consideri che la clemenza è la virtù del legislatore, e non dell’esecutore