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spettacolo per la maggior parte, e un oggetto di compassione mista di sdegno per alcuni. Ambidue questi sentimenti occupano più l’animo degli spettatori, che non il salutare terrore che la legge pretende ispirare. Ma nelle pene moderate e continue, il sentimento dominante è l’ultimo, perchè è il solo. Il limite, che fissar dovrebbe il legislatore al rigore delle pene, sembra consistere nel sentimento di compassione, quando comincia a prevalere su di ogni altro nell’animo degli spettatori d’un supplizio più fatto per essi, che per il reo.

Perchè una pena sia giusta, non deve avere che quei soli gradi d’intensione che bastano a rimuovere gli uomini dai delitti: ora non vi è alcuno che, riflettendovi, sceglier possa la totale e perpetua perdita della propria libertà, per quanto avvantaggioso possa essere un delitto: dunque l'intensione della pena dì schiavitù perpetua, sostituita alla pena


D iv