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L’autonomia del Trentino

e la questione comunale1




Ho assistito ieri ad Innsbruck ad un comizio nel quale prevalevano due elementi: l’operaio e lo studentesco. Oggi qui in Levico io vedo vicino ad una larga rappresentanza degli operai e dei contadini il fiore della cittadinanza borghese. Quest’unione del braccio colla mente è un augurio ottimo per le nostre lotte. Dovunque avvenne, esso fu foriero di vittoria. I movimenti più belli, più efficaci, della storia italiana nel ’48 sono quelli voluti e determinati dall’unione delle forze proletarie colle forze intellettuali.

Informino le cinque giornate di Milano, dove un filosofo, un pensatore, Carlo Cattaneo, si metteva alla testa delle schiere operaie. Informi quel che ora avviene nelle Russie. Se oggi il trono dell’assolutismo vacilla non è già perchè contro di esso hanno appuntato le armi i letterati, i filosofi, gli studiosi, non è già perchè torme di operai si dieno alla rivolta; è perchè è avvenuta l’unione tra le due forze, tra il braccio ed il pensiero, fra la gioventù pensante e le classi operaie.

La nostra lotta per l’autonomia — confermiamolo sinceramente — non apparve negli ultimi anni come lotta di tutti gli



  1. Conferenza tenuta a Levico il 16 Giugno. Nel riassunto ho eliminate alcune cose già esposte nella conferenza del 15 ad Innsbruck, aggiungendovi per contro alcune altre dette in un pubblico comizio a Rovereto il 9 Giugno.