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Alle spese scolastiche la provincia concorre col solo 20%, il rimanente è a carico dei comuni; è questi, stremati e miseri, hanno dovuto darsi a economie deplorevoli: alla fusione di due o più scuole di paesi distanti magari 4 chilom. in una scuola sola (immaginiamoci con qual profitto pei bambini che all’inverno devono fare un’ora di strada in mezzo alla neve!) alla fusione di due fin tre classi in una sola con due o più sezioni, alla spilorceria di offrire all’insegnante quartieri inabitabili, di licenziare il maestro per mettervi al suo posto la monaca, che costa meno, di far aspettare la paga oltre il 30 e il 31 del mese, e a tante altre miserie, che invano van ripetendo nei loro congressi i maestri del nostro Trentino.

E mentre qui patiscono letteralmente la fame contadini e maestri e operai, ad Innsbruck si consuma il 25, il 30 e anche più per cento per amministrare quei denari, che da qui partono ma che qui non tornano.

Non c’è nessun’altra provincia che spenda nell’amministrazione quanto il Tirolo. Ci furono dei periodi di tempo in cui le spese di amministrazione ammontarono al 35 p. cento sul totale delle entrate!

Anche attualmente — nel preventivo pel 1900 — le spese di amministrazione aumentano a Cor. 552.000 sopra un bilancio di 3 milioni di Cor. e si noti che nel designare la cifra di Corone 552.000 non teniam conto nè delle spese di rappresentanza provinciale (Cor. 49.000), nè di quelle per l’amministrazione dei molteplici fondi, ciascuno dei quali ha proprio bilancio, nè delle spese di amministrazione di istituti non politici (manicomi, ecc.) che pur sono della provincia.

In quella cifra non ci sono che le spese di riscossione imposte e dell’amministrazione generale.

Un’ultima statistica avrei voluto fare, o cittadini, e non ebbi il coraggio di condurre a termine: la statistica delle canzonature subite dal Trentino nel secolo passato, delle prese di bavero che