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La dieta fu convocata nel Dicembre 1900. L’ostruzione vi fu ingaggiata prontamente e per quanto blandamente con buon risultato.
Non si permise alla dieta di dedicarsi a vari lavori se prima non avesse deciso in via di massima la necessità di dare l’autonomia al Trentino.
Tale necessità fu riconosciuta a voti unanimi e la dieta, chiudendosi, elesse un comitato al quale affidò l’incarico di elaborare un progetto da discutere nella prossima sessione dietale.
Sessione che s’è aperta or ora (17 Giugno) e che, pare, debba terminare con la sconfitta della nostra causa.
Se sconfitta ci sarà, certo apparirà chiaro che essa da due cause precipuamente avrà origine: dalla slealtà e dalla viltà dei deputati tirolesi che hanno finto di cedere di fronte al primo assalto, riserbandosi poi di combattere con le armi dell’intrigo, dell’astuzia; e dalla somma ingenuità dei nostri deputati e di gran parte del paese nostro, che puerilmente hanno creduto che la promessa dei tirolesi fosse un’obbligazione. Promissa boni viri est obbligatio, dice il proverbio.
Ma si son forse mostrati boni viri verso di noi i borghesi del Tirolo? Sono cent’anni che il paese ha da fare con essi e in cent’anni non hanno dato prove eccessive d’esser per noi boni viri. Per noi sono stati solo cattivi padroni, che or colla forza, or coll’astuzia, ci hanno sempre tenuti soggetti e sfruttati.
Qualunque abbia ad esser l’esito della presente battaglia il partito socialista sa di aver compiuto anche dopo il Dicembre passato il proprio dovere e di avere compresa la situazione chiamando all’allarme e invitando a limitare la fiducia, a non esser troppo generosi, a non mostrarsi arrendevoli, a tener desto il paese, a pretendere sul progetto d’autonomia una discussione pronta, senza dilazioni, nella prima seduta dietale, non tollerando che il progetto fosse ancor da elaborarsi nel dì che fu aperta la dieta.
Certo a metter nell’animo dei nostri avversari tirolesi un po’ di rispetto alla parola data e sopratutto un po’ di paura nel tradirla, avrebbe giovato chiamar tutto il popolo nostro in grandi