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cui la questione dell’autonomia fu per le alte sfere una questione scottante.

Non diciamo del ’48 e degli anni seguenti in cui si fondevano in un solo concetto l’aspirazioni all’autonomia e all’annessione al regno d’Italia.

Se allora il governo distribuiva anni di galera a chi si professava autonomista, vuol dire che il problema dell’autonomia era più presente al governo allora che adesso.

Ma lo stesso governo non impedì che la questione venisse discussa, oltre che ad Innsbruck, anche a Vienna nel 1861 e rispettivamente nelle adunanze parlamentari del 1867 e del 1870.

Il 1874 poi doveva regalare al nostro Trentino nientemeno i che un progetto governativo sull’autonomia nel quale erano comprese tutte le concessioni domandate dai rappresentanti trentini stessi nel 1863. Il progetto naufragò nel parlamento, ma intanto era stato fatto dal governo e per di più come effettuazione della promessa che l’imperatore avea fatta personalmente nel 1871 — anno in cui visitò il Trentino per la prima’volta — ai rappresentanti di tutti i nostri comuni.

Il Popolo dovette dedicarsi alla narrazione della storia di casa nostra dal ’48 ad oggi per dimostrare che risultati migliori s’erano ottenuti quando ancora non si era inaugurata la tattica del servilismo, alla quale, si ascrivevano i mirabolanti risultati delle solite promesse non seguite neppure da quelle discussioni parlamentari, che se erano a noi sfavorevoli, pure tenevano vivamente desta l’attenzione dei popoli austriaci «e non coprivano col manto dell’ipocrisia il contrasto ineluttabilmente esistente fra i criteri dispotici del governo e gli interessi nel nostro paese e della civiltà.»1

Se non che ad aiutare il partito nostro, nella sua opera di svegliatore dei dormienti nuovi fatti successero: la questione del distaccamento dei comuni ladini di Fassa e del Trentino facea un passo in avanti nelle sedute dietali del Maggio nelle quali



  1. Vedi Popolo N. 18. Cito di frequente le fonti testuali per ricordare alla procura che non faccio ora se non dire e ripetere cose già dette e stampate.