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lavoratori che avavano abbondante occupazione nel Trentino non dovettero abituarsi a batter le vie dell’Oceano!

I danni furono notevoli e al di là e al di qua del confine politico. Il Trentino, tagliato fuori dalla politica austriaca da ogni rapporto col resto d’Italia (quando non basta la politica doganale v’è la politica... di polizia che vieta l’entrata nel paese ai gitanti che non sieno tedeschi, come vieta l’esportazione di energia elettrica nel Regno) fu condannato alla miseria, all’anemia. Miseria ed anemia destinate a sparire con reciproco progresso e sviluppo quando l’Italia abbia conseguito il suo naturale confine.

Riassumendo: persistono in Italia — non spiaccia l’insistente nostra ripetizione — ancor oggi tutte le ragioni di carattere ideale, politico, militare ed economico per cui l’annessione di tutte le terre irredente era stata accolta col consenso del popolo nel programma di Re Vittorio Emanuele II.


Il Trentino quale è oggi. Le

sue lotte italiane.



E nel Trentino?

Non si può dire oggi: il Trentino nazionalmente è quello che era negli anni del Risorgimento. No, oggi il Trentino è infinitamente migliore.

Il nascente regno non poteva negargli allora la mano redentrice non foss’altro perchè aveva dato alle prime congiure italiche il Modena, all’apostolato nazionale il Prati e alla difesa di Roma repubblicana un’intera legione, alle carceri di Mantova e Kufstein fiore di patriotti, ai Cacciatori delle Alpi il Bronzetti, ai Mille di Marsala i moschettieri e agli eserciti liberatori delle Marche e dell’Umbria e alle legioni garibaldine del 66 centinaia di soldati.

E anche dopo il 1866 aveva continuato a dare alla patria tributo di sangue. A Villa Glori, a Monterotondo, a Mentana, a Porta Pia si batteron da valorosi molti figli di Trento.