Pagina:Battisti, Il Trentino italiano, 1915.djvu/10


— 8 —

trentino — traverso il quale compirono ben settantadue spedizioni! — a principi-vescovi di lor fiducia.

All’azione degli imperatori si aggiungeva quella dei conti del Tirolo, che, insediatisi nella Val Venosta, fatti potenti per la parentela prima, per la fusione poi con la casa imperiale, servendosi di numerosi castellani, attratti a sè e con la forza e con l’astuzia, ingaggiarono una lotta terribile contro l’italianità della regione.

Malgrado questo prevalse l’azione del libero comune foggiato sui comuni dell’Alta Italia e con la coltura e con l’arte si diffuse e mantenne il pensiero italico.

Trento seppe serbare il nome, il confine, la lingua d’Italia; influì decisamente sulla civiltà della superiore regione atesina e fu barriera all’elemento germanico per la sottostante regione italica.

Opera questa degli abitatori, nutriti di vivida romanità, ma potentemente aiutati dalla duplice diga di monti che proteggono Trento dal Nord e costituiscono due vere anticamere, due vestiboli all’ingresso d’Italia.

Così che, quando Napoleone volle nel 1809 segnare come estremo confine del Regno d’Italia il confine linguistico, potè, senza alcuna coercizione nazionale, includere nel Dipartimento dell’Alto Adige, oltre al Trentino, il territorio di Bolzano fino alla Chiusa di Bressamone, mentre meditava di trasportarlo in tempi più propizi al Brennero stesso.

Il Trentino, rimasto così, per otto secoli, autonomo sotto il dominio di principi-vescovi, da tutti ambito, da nessuno protetto, taglieggiato di continuo da eserciti amici e nemici, tornava nel grembo della famiglia italiana. Ma fu breve ritorno. La storia recentissima è nota. Tramontato Napoleone, il Trentino ebbe contemporaneamente sul collo tre padroni: il Tirolo, l’Austria e la Confederazione germanica. Contro il triplice giogo (che purtroppo permane ancor oggi, perchè l’azione liberamente concessa dall’Austria alle associazioni pantedesche di Germania vale più del vincolo, ora cessato, della Confederazione stessa) il Trentino lottò fieramente, documentando coi sacrifici e col sangue la propria incorruttibile italicità: che ebbe in premio la pubblica lettera di Garibaldi attestante la riconoscenza ai trentini caduti nelle batta-