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gnor presidente, a cui ho promesso di parlare per soli dieci minuti.

Io vorrei che mi si dicesse quali sono le pubbliche istituzioni del nostro paese, sulle quali il militarismo non faccia pesare la sua mano ferrea: sia negli istituti di finanza, sia in quelli forestali e delle malghe, o negli uffici degli ingegneri, come nelle scuole, nella polizia, nei capitanati, non c’è nessun organismo nel quale al di sopra della volontà di chi dovrebbe dirigere l’ufficio non stia la volontà dello stato maggiore austriaco.

Due casi tipici, in cui l’ingerenza dell’elemento militare stona più che altrove, sono offerti dalle scuole e dal tribunale.

Le scuole di Rovereto sono state trasformate di recente in caserme, dove gli scolari, più che ad apprendere il latino ed il greco, sono chiamati a fare delle esercitazioni, sotto la direzione di generali e di colonnelli; e il tribunale, che dovrebbe essere l’aula serena della giustizia, quante volte non è stato invaso dall’autorità militare?

Quanti giudici non sono andati incontro a grossi guai, per non aver piegato il capo davanti agli ufficiali dello stato maggiore?

Nelle piccole guarnigioni, gli ufficiali pretendono che gli impiegati sieno i loro servitori, che vadano in loro compagnia, che li corteggino in mille e mille modi. Dei giudici furono puniti unicamente per aver mostrato troppo zelo quando si trattava di evadere la vertenza Idi cittadini del Regno accusati di spionaggio, e per essere riu-