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difesa dei confini o sistema di reazione? | 61 |
nocenza (e ci volle maggior tempo, perchè non fu loro concesso neppure di telegrafare al regio Console italiano in Innsbruck), venne l’ordine di desistere dal processo in sede giudiziaria dopo diciassette giorni!
L’arresto venne però mantenuto dall’autorità capitanale che li tratteneva due giorni, per poi condannarli allo sfratto dall’Austria e a venti corone di multa ciascuno, perchè uno di essi aveva fotografato la città di Riva!
Fu un miracolo se questi tre signori, messi in libertà, non vennero scortati dalla forza fino al confine e se, uscendo dal carcere, poterono dire, che mentre erano stati maltrattati dai monturati, avevano trovato cortese trattamento dalle altre persone che avevano dovuto avvicinarli.
Di casi come i due suaccennati ne potremmo citare a decine, rilevando che il trattamento è addirittura pessimo quando l’arrestato è un pastore, un malgaro o un operaio o comunque un pover’uomo; ma ci pare basti per dimostrare non solo la illegalità e la balordaggine, ma l’infamia di simili sistemi, mentre il più elementare criterio di giustizia impone il rapido esame e sollecite deliberazioni su ogni accusato.
È questo feroce metodo di persecuzione quello che ci fa ritenere che non si tratti di zelo per sorprendere le spie, ma di un sistema introdotto per danneggiare, spaventare la popolazione (e i danni economici derivanti sono incalcolabili!) e tenerla come in stato di assedio.
Poichè con gli arresti si connettono i continui processi per lesa maestà, di cui c’è una fioritura