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Sono portavoce di questa idea quei deputati pangermanisti tirolesi, che, mentre costringono gli italiani a star nell’ibrido nesso provinciale, non tollerarono gli italiani nella loro Università e neppure nella Facoltà di Wilten e non vogliono dar loro quartiere in nessuna parte del mondo.

Io non ho sentito dal deputato a Innsbruck signor Erler dei ragionamenti. Ho sentito solo parole di brutale prepotenza ed offese.

Ci avete detto che noi non meritiamo un’Università perchè siamo solo 500 000. Vi sbagliate: noi siamo più di un milione.

Voi dite che non hanno l’Università nè i tedeschi d’Ungheria nè quelli di Russia e che perciò non dobbiamo averla neppur noi. Ebbene, se questi tedeschi devono vivere, per tristi circostanze, che qui non è il caso di analizzare, come schiavi in confronto dei russi e dei magiari, noi vi diciamo che noi italiani non vogliamo far la parte di schiavi, non vogliamo saperne dello knut. Vogliamo diritti eguali a quelli degli altri cittadini dell’Austria.

Voi ci rinfacciate le imposte maggiori che i tirolesi pagano in confronto dei trentini. Questa è la favola del lupo e dell’agnello. Siete voi che con la vostra amministrazione provinciale ci impedite ogni sviluppo di industria e di commercio ed è il Governo che vi dà man forte intralciando ogni grande industria sulla zona di confine. Per questo non paghiamo in via assoluta; ma in via relativa sul nostro povero suolo paghiamo quanto e forse più di voi. E quando si trat-