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l’avvenire economico del trentino 197

prodotti del mezzogiorno e si accontentino dei frutti del pino.

V’è infine l’allevamento del bestiame. Anche questo non ha avuto che danni e dalla linea di confine e dai sistemi del Governo austriaco.

L’allevamento è assai lontano dall’avere quello sviluppo che potrebbe raggiungere e raggiunse un tempo. Si hanno nel Trentino abbondantissimi pascoli estivi nell’alta montagna; scarseggiano invece i foraggi per l’inverno. Di qui la necessità di ospitare nell’estate le mandrie bovine delle provincie lombardo-venete e di mandar nell’inverno il bestiame minuto del Trentino verso il mezzogiorno.

Questo ricambio è avvenuto per secoli; ma il Governo austriaco, diffidente, gretto, pauroso, sospettando in ogni pastore regnicolo un ufficiale travestito, pretendendo che nè un uomo nè un armento tocchi i pascoli nel vasto raggio dei suoi forti e dei suoi campi trincerati, ha brutalmente spezzato questa naturale economia.

Oggi il Trentino ha un minor numero di bovini di quel che avea nei decenni scorsi, ed ha inoltre perduta in buona parte la temporanea introduzione delle mandrie dal regno con immensa perdita di parecchi comuni che vivevano dell’affittanza dei pascoli.

L’industria dei latticini è nel Trentino ancora embrionale, mia è suscettibile di grande sviluppo.

Qua e là nella media montagna molti campi coltivati a mais — destinato ad essere sempre raccolto immaturo! — attendono una più razionale coltura a prato, coltura difficoltata finchè