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194 | al popolo italiano |
La viticoltura dà una produzione annua da 600 a 700 mila ettolitri. Il prodotto si consuma parte in paese; parte (un po’ più della metà) è destinato all’esportazione nelle altre provincie della monarchia, nella Germania e nella Svizzera.
L’esportazione ebbe momenti di grande fortuna fra il 1885 e il 1892, quando i vini regnicoli, come già accennai, entrando in Austria e Germania pagavano un fortissimo dazio. In questi due Stati i vini trentini erano perciò compensati con ottimi prezzi. Ma allorchè si addivenne alla clausola doganale del 1892 fra l’Italia e i due imperi centrali, fu notevolissimo il ribasso dei dazi; e i vini trentini destinati all’esportazione, subirono sul mercato internazionale una diminuzione di valore dal 20 al 30 per 100.
A determinare tale svalutamento e a mantenerlo concorse un altro fatto. Il commercio vinicolo trentino aveva trovato indiretto vantaggio nella devastazione dei vigneti ungheresi, dovuta alla filossera. La ricostituzione di questi vigneti — non conoscendosi ancora gli attuali sistemi di difesa e di rinnovamento — fu lentissima. Del pari in quegli anni era ancora poco progredita la viticoltura nell’Istria, nella Dalmazia, nell’Austria inferiore. Di qui la momentanea fortuna del mercato vinicolo trentino. Ma le cose si cambiarono. L’Ungheria ha ora dei vigneti meravigliosamente ricostituiti; l’enologia delle altre provincie austriache è stata più protetta di quella trentina. Il Trentino ha così di fronte — nell’interno della monarchia — concorrenti notevoli.