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l’avvenire economico del trentino 185

residenti negli Stati Uniti. Secondo rilievi esatti degli ultimissimi anni la emigrazione temporanea è ora ridotta a ventimila persone all’anno, la stabile da due a tremila.

Sono torme di contadini e montanari laboriosi, sobri, intelligenti che approfittando dell’esperienza di intere generazioni si sono assicurate, traverso mille angustie, senza il sussidio di pubblici o privati provvedimenti, vie proficue nel vecchio e nel nuovo mondo.

Si deve a questa emigrazione se al paese si è sollevato dagli enormi debiti accumulatisi sulla possidenza; e se il capitale paesano — fattosi ora abbastanza copioso e raccolto da molteplici istituzioni bancarie locali — ha fruttato il grande beneficio nazionale d’impedire, o diremo meglio di rendere inutile e superflua la invasione del capitale tedesco.

Accanto all’emigrazione dei lavoratori, altrettanto viva fu quella delle forze intellettuali. A centinaia i figli della borghesia scesero nel Regno per occuparsi nell’insegnamento, ne’ pubblici uffici, nel commercio, nelle industrie, raggiungendo assai spesso posizioni insigni, e rimanendo, esuli nelle cento città d’Italia, come gli ambasciatori del Trentino verso i fratelli redenti.

I primi successi, o dirò meglio, i primi miglioramenti ottenuti nel campo agricolo, l’accumularsi dei primi risparmi dovuti all’emigrazione, l’affacciarsi alla vita delle nuove generazioni, messe direttamente in contatto con la dura realtà, di una magra esistenza che non lasciava speranza a immediate rivendicazioni politiche e ob-