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184 al popolo italiano

lotti di terra del medio valore di 918 corone l’una! Nei due primi decenni si ebbero in qualche annata più di millecento aste all’anno!

L’industria fu semplicemente distrutta. Rimaneva come unica risorsa possibile pel paese l’agricoltura. Ma essa fu, per colmo di sventura, come già accennavo, colpita da un’interminabile sequela di disastri elementari. Solo dopo il 1885, col cessare delle funeste malattie del baco da seta e dell’uva, con l’ingresso in un periodo climatico meno inclemente e con la erezione del Consiglio provinciale d’agricoltura, che ebbe bensì pochi mezzi a disposizione, ma usufruì del beneficio immenso di essere autonomo e indipendente (fu ed è l'unica istituzione autonoma del Trentino!), si notò un risveglio salutare e un ragguardevole progresso nella coltivazione dei bachi, nell’allargamento della produzione vinicola, nell’allevamento del bestiame e nella selvicoltura.

Ma per quanto migliorata l’agricoltura trentina era ed è di gran lunga insufficiente a mantenere la popolazione; per cui venne la necessità dell’emigrazione.

Mancano statistiche sicure per l’emigrazione nei primi anni; ma da un complesso di ricerche si può stabilire che fino al 1890 circa l’emigrazione temporanea in Europa fu da venticinque a trentamila persone all’anno; quella stabile diretta verso le Americhe oscillò da cinque a diecimila all’anno. Per valutare l’importanza dell’emigrazione transoceanica basti sapere che oggi si calcola sieno quarantamila i trentini