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l’avvenire economico del trentino 181

col mezzogiorno, per trovar nuovo campo di smercio ai propri prodotti nell’interno della monarchia e vincere la concorrenza delle regioni moravo-boeme industrialmente progredite da decenni e decenni, avrebbe avuto bisogno di facilitazioni ferroviarie; si trovò invece costretto a subire le tariffe di trasporto più elevate dell’impero per garantire con la complicità del Governo lauti dividendi alle ferrovie private della Meridionale, non comprese nella rete di Stato che alla sua volta offriva all’industria tedesca condizioni privilegiate.

Urgentissima necessità sarebbe stata quella di indennizzare il paese dell’impossibilità di aver grano a buon mercato, sia con l’abolizione dei due dazi — quello provinciale e quello governativo — sia con noli di favore, giacchè il grano ungherese veniva pel trasporto aggravato di una spesa del 20 per 100 del valore del prodotto. Invano si pregò e supplicò. Il Governo austriaco generoso a milioni nel proteggere gli industriali dello zucchero e i produttori dello spirito (che, sia detto fra parentesi, sono tutti principi della casa imperiale) non sacrificò un centesimo pel Trentino.

Anno per anno i deputati trentini al Parlamento deplorarono che nei bilanci dello Stato i contributi dati al Trentino per lavori pubblici rappresentassero, proporzionalmente alla popolazione, appena la terza, la quarta, fin la decima parte di ciò che si dava al Tirolo e in genere alle provincie tedesche. Proteste inutili! I deputati parlarono sempre al vento!