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180 al popolo italiano


Corsero allora tra il 1870 e il 1885 gli anni più terribili, più tristi pel Trentino.

Un governo saggio sarebbe intervenuto, avrebbe compresa la necessità di una pronta azione di soccorso, non foss’altro per non raddoppiare le ragioni del malcontento.

L’Austria no. Essa si mantenne non solo indifferente ed estranea di fronte alla sorte miserevole del Trentino. Gli fu nemica. Al paese che avea bisogno di cure e di medico riserbò solo frustate e carnefici. Lo abbandonò alla furia dissanguatrice dell’amministrazione tirolese.

Nei conflitti economici come nei conflitti nazionali, la popolazione italiana, divenuta dopo il 1866 una quantità trascurabile di fronte ai grossi nuclei di altre razze, fu sempre la Cenerentola. Nella stipulazione dei trattati doganali gli interessi degli italiani tutti, ma specialmente quelli del Trentino, furono sacrificati a quelli dell’intero Stato. L’abolizione famosa della clausola sui vini italiani, avvenuta nel 1892, arrecava all’erario austriaco, nel decennio 1892-1902, un aumento di introiti pel dazio vini di ben cento milioni, mentre il Trentino pel deprezzamento e svalutamento dei suoi vini, danneggiati dalla concorrenza regnicola, perdeva sessanta milioni! Il deputato Antonio Tambosi invano chiese che lo Stato dedicasse poche centinaia di migliaia del lauto guadagno per lenire le conseguenze, della crisi viticola del Trentino.1

Il Trentino, situato all’estrema periferia dell’impero, privato di ogni rapporto commerciale

  1. Vedi Atti parlamentari austriaci, marzo 1902.