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178 | al popolo italiano |
filande vi era quello dei torcitori, delle tessiture e delle filature.
Largamente sviluppate erano nel Trentino altre industrie, la concia delle pelli, la fabbrica di carta, la confezione della birra a Rovereto, le raffinerie di zucchero a Trento, gli stabilimenti della lana e della chioderia in Val di Ledro; molti altri prodotti vegetali e minerali, quali il sommaco, la magnesia, lo spato, il gesso venivano lavorati in stabilimenti trentini per l’esportazione.
La piccola città di Ala aveva undici notevoli fabbriche di velluto. Sempre verso la metà del secolo scorso esistevano nelle valli del Chiese e del Sarca parecchie ferriere e fabbriche di vetro. Quella di Pinzolo e quella d’Algone occupavano ciascuna cento operai.
Tutta questa fiorente industria subì un terribile crollo allorchè, con l’annessione del Veneto al Regno d’Italia, il Trentino veniva, da un’esosa barriera doganale, privato del suo naturale mercato: la pianura del Po.
Fu difficoltata l’introduzione dall’Italia dei bozzoli necessari per alimentare i filatoi. L’industria della seta occupa oggi appena 1500 operai. Le cartiere furono costrette a limitare la loro produzione causa il dazio d’importazione nel Lombardo-Veneto; per la stessa ragione le fabbriche di vetro, di cappelli di lana, di magnesia, di zucchero, private dei mercati italiani, cessarono ogni attività.
Le ferriere giudicariesi non potendo, in causa dei dazii, nè importare il ferro dalla Val Trom-