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176 | al popolo italiano |
giornali vi parlano di Trento e Trieste definendole terre d’oltr’alpe; e v’è chi crede che fra Trento e Trieste ci sia un ponte come fra Buda e Pest; v’è tra gli stessi autori di testi geografici per le scuole medie chi proclama esser l’italianità del Trentino limitata alle classi colte; chi crede che per visitare Trieste e Trento occorra sapere il tedesco....
Tutto questo è prova di grande ignoranza, ma in certe nozioni e definizioni errate che si divulgano c’è non solo della fenomenale insipienza, c’è anche mal animo. C’è della cattiveria in chi (credendo così di tagliar corto ad ogni discussione sui problemi d’oltre confine) afferma essere il Trentino una provincia sterile, sassosa, tanto selvaggia e povera da non valere le ossa di un bersagliere italiano.
L’espressione è anzitutto errata geograficamente.
La Val d’Adige, pur racchiusa tra monti che precipitano con pauroso aspetto, è un fiume di verzura; e nelle alpestri valli laterali chi voglia raggiungere le guglie, i pinnacoli, le vette nevose, i sassi insomma, deve avere la pazienza di traversare campi e pascoli e selve immense. È errata l’espressione dal punto di vista economico, perchè il Trentino ha nelle sue viscere dei veri tesori di ricchezza. Ma è sopratutto cattiva. Perchè, se anche il suolo fosse tutto spine e sterpi e brulle roccie, non son di sasso i cuori che lassù palpitano italicamente e si volgono ai cuori dei fratelli d’Italia implorando aiuto.