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170 al popolo italiano

netrazione. Con spirito di patriottismo, rischiando enormi capitali, associazioni e privati si sono opposti a quest’azione creando ovunque rifugi e alberghi italiani. Ma non sempre in simili lotte economiche si può riuscir vincitori. Che fare, ad esempio, quando il Governo nega sempre ai regnicoli e assai spesso ai trentini le patenti necessarie per esercire certe industrie, mentre le accorda largamente a forestieri di Germania? Che fare, all’infuori delle proteste, quando per eseguire lavori governativi si importano orde di tedeschi e di croati, mentre il popolo trentino emigra per mancanza di lavoro?

C’è assai spesso, per fortuna, la natura che si fa provvida alleata della nazionalità.

I pangermanisti col tramite di potenti associazioni più di una volta hanno fatto comperare da signori tedeschi dei grandi possessi agricoli alle porte del Trentino. La manovra non ha avuto successo, ma mostra la arditezza e la tenacia degli invasori. Sui campi comperati dai signori tedeschi, resiste solo l’operaio italiano, capace della coltivazione del baco da seta o della vite. Il contadino tedesco fugge. È la natura, fratelli del Regno, che vi grida in faccia: L’Italia agli italiani!

E tralascio di ricordar tante altre pagine dell’italianità del Trentino, pagine gloriose e più note della sua storia recente, come quelle per la Università italiana.

Le tralascio per ricordare come il Trentino non solo abbia difeso la sua civiltà italica nell’opera assidua, paziente, tenace degli ultimi de-