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164 | al popolo italiano |
italiani si introducessero norme e leggi germaniche disastrose; che le sane iniziative locali italiane fossero ostacolate, proibite e protetto qualunque disonesto che proclamandosi austriacante e tirolese mettesse le mani sui beni comunali o pubblici in genere; non potè impedire che il sistema tributario della provincia fosse organizzato a tutto vantaggio dei tedeschi e a scapito degli italiani; che i benefici dell’erario provinciale si versassero a piene mani sul Tirolo, mentre il Trentino privo di ferrovie, di strade, di buoni servizi postali e telegrafici fu costretto a languire nella miseria; non potè impedire che, sotto gli auspici del governo provinciale, si introducessero in tutti i pubblici uffici persone, notoriamente ostili al nome italiano.
Non potè impedire tutto questo il piccolo gruppo dei deputati che pur combattè nella Dieta memorande battaglie. Ma il paese non rimase supino davanti a tanta oltracotanza. Resistette, non si piegò.
Già nel 1848, allorchè la Dieta si costituì su base elettiva, il Trentino protestava con ben 46 000 firme di cittadini maggiorenni contro la annessione del Trentino al Tirolo. E la protesta e la campagna per l’autonomia del Trentino continuarono ininterrotte per sessantasei anni, ora con la astensione dalle urne, ora con quella degli eletti dalle sedute, ora con la tattica dell’ostruzionismo, ora con l’opposizione molteplice di corporazioni e comuni.
Ogni mezzo cercò il Governo per opporsi. Ministri e luogotenenti proclamavano: «Sieno i