Pagina:Battisti, Al parlamento austriaco, 1915.djvu/180

162 al popolo italiano

somma i corsi d’acqua del versante alpino solo al patto che un unico magistrato delle acque presiedesse al governo dei singoli bacini fluviali dell’Adige, della Piave, del Brenta, ecc.

La storia ricorda come fino al 1866 il Trentino fosse una provincia industriale e agricola fiorentissima. Lo spostamento del confine politico avvenuto col distacco della Lombardia e del Veneto dall’Austria, permise all’Austria di frapporre tali ostacoli doganali, politici, ecc. al commercio, alle comunicazioni ferroviarie e stradali, ai rapporti agricoli del Trentino con le regioni padane, costituenti il naturale mercato di sbocco e di scambio, che il Trentino fu in breve tempo condannato alla più squallida miseria e a una totale anemia. Miseria ed anemia destinate a scomparire solo quando l’Italia abbia conquistato il suo confine naturale.

Riassumendo, persistono ancor oggi in Italia, mi sia concesso il ripeterlo, tutte le ragioni di carattere ideale, politico, militare, economico per cui la annessione di tutte le terre irredente era stata accolta col consenso del popolo, nel programma di Re Vittorio Emanuele II.

E nel Trentino?

Non si può dir oggi: il Trentino nazionalmente è quello che era negli anni del risorgimento. No, oggi il Trentino è infinitamente migliore.

Caduta con la morte di Garibaldi, e col sopravvento della politica triplicista la speranza di una prossima guerra liberatrice, il Trentino, conculcato con ferocia sempre maggiore dal Governo austriaco, nell’attesa di migliori destini,